martedì 30 giugno 2009

FIRMATA DAL PAPA LA "CARITAS IN VERITATE" (su tutti i quotidiani e le agenzie di stampa del mondo)


Tutti gli organi d'informazione del mondo,naturalmente,danno l'annuncio della firma,da parte di Benedetto XVI,della sua nuova enciclica,Caritas in Veritate,dedicata ai temi dell'economia e del lavoro,che sono di "scottantissima" attualità.
Molti sottolineano come tale "lettera" (è questo il senso dell'enciclica),inviata dal Papa a tutti quanti i cattolici (e non) del mondo,si ponga sulla scia della "Populorum Progressio",una famosa enciclica di Paolo VI,datata 1967.
Io nei miei blog non l'ho mai citata,ma,certo,l'ho letta!
In essa Paolo VI dedica un paragrafo al cosiddetto CAPITALISMO LIBERALE,definito come quel sistema "che considera il profitto come motivo essenziale del progresso economico,la concorrenza come legge suprema dell'economia,la proprietà privata come un diritto assoluto,senza né limiti né obblighi sociali corrispondenti."
(cfr. Paolo VI,Populorum Progressio,n.26)
Paolo VI dà questo giudizio su un tale sistema:
"Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi,ricordando ancora una volta solennemente che l'economia è al servizio dell'uomo."(ivi)
Pur se,poi,aggiunge che:"Se è vero che certo capitalismo è stato fonte di tante sofferenze,di tante ingiustizie e lotte fratricide,di cui perdurano gli effetti,errato sarebbe attribuire all'industrializzazione stessa quei mali che sono dovuti al nefasto sistema che l'accompagnava. Bisogna,al contrario,e per dovere di giustizia,riconoscere l'apporto insostituibile dell'organizzazione del lavoro e del progresso industriale all'opera di sviluppo."(ivi)
Papa Paolo VI,nella Populorum Progressio,non condanna in toto il Capitalismo,ma ne "stigmatizza" soltanto alcuni effetti inaccettabili per un cristiano,infatti,poi aggiunge che "La legge del libero scambio non è più in grado di reggere da sola le relazioni internazionali" (ivi,n.58) e "i prezzi che si formano liberamente sul libero mercato possono condurre a risultati iniqui". (ivi)
Ancora:"Un'economia di scambio non può poggiare esclusivamente sulla legge della libera concorrenza,anch'essa troppo spesso generatrice di dittatura economica.
La libertà degli scambi non è equa se non subordinatamente alle esigenze della giustizia sociale." (ivi,n.59)
La conclusione è che l'economia,pur se fondata sul principio del libero mercato e della proprietà,deve comunque rimanere sotto il "controllo" dell'uomo,quando dà luogo a risultati che non sono moralmente accettabili (vedi art.lo 41 Costituzione)ed "ispirarsi" a più elevati principi morali.
Se l'avessero letta i banchieri prima della crisi dei sub-prime...
In questi mesi si parla del ruolo dello Stato,dei poteri pubblici,nell'economia.
Paolo VI scrive:"Spetta ai poteri pubblici scegliere,o anche imporre,gli obiettivi da perseguire,i traguardi da raggiungere,i mezzi onde pervenirvi; Ma devono aver cura di associare a quest'opera le iniziative private e i corpi intermedi,evitando in tal modo il pericolo di una collettivizzazione integrale o di una pianificazione arbitraria che,negatrici di libertà come sono,escluderebbero l'esercizio dei diritti fondamentali della persona umana."(ivi,n.33)
Il Papa si muove,comunque,nel contesto di una libera economia di mercato.
(foto da Virgilio.it,Paolo VI e il fu turo Papa Giovanni Paolo II)

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