"Oggi, in mezzo a tante rovine, si impone ineluttabile il pensiero che dovendosi ricostruire un mondo nuovo, il massimo sforzo sociale debba essere diretto ad assicurare a tutti non solo il pane e il lavoro, ma altresì l'accesso alla proprietà.
Bandito per sempre, utilizzando tutte le forze sociali e le risorse economiche disponibili, lo spettro della disoccupazione...."
UN GIUDIZIO SU QUEL PERIODO:
""Fino alla prima metà degli anni Sessanta,pur fra eccezioni ed errori,ha prevalso nel nostro Paese una concezione liberale della società e dello Stato: l'ambito dell'azione pubblica era rigorosamente limitato e circoscritto,e grande era lo spazio offerto alle iniziative individuali,private,spontanee.
Il consenso popolare era lo strumento per realizzare alcuni grandi progetti d'interesse generale.[come,ad es.,il mercato comune...]
Poi,con l'avvento dei sociali-sti,siamo gradatamente passati ad una concezione diversa...per sfociare infine nella follia degli anni Ottanta."
(Antonio Martino,professore ordinario di Economia politica alla LUISS di Roma,Economia e libertà,Rubettino,1996,pp.208-209)
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