domenica 17 maggio 2009

La libertà degli antichi e quella dei "moderni"


"Chiedetevi innanzitutto,Signori,cosa un inglese,un francese,un abitante degli Stati Uniti d'America,intendano al giorno d'oggi con la parola libertà.

E' per ognuno il diritto di essere sottoposto soltanto alle leggi,di non poter essere arrestato,né detenuto,né messo a morte,né maltrattato in alcun modo,per effetto della volontà arbitraria di uno o più individui.

E' per ognuno il diritto di dire la propria opinione,di scegliere la propria occupazione ed esercitarla; di disporre della propria proprietà e persino abusarne; di andare,venire,senza avere ottenuto il permesso e senza rendere conto d'intenzioni e comportamenti.

E',per ognuno,il diritto di riunirsi con altri individui,sia per conferire sui propri interessi,sia per professare il culto preferito da lui e dai suoi consociati,sia semplicemente per riempire le ore e i giorni in modo più conforme alle sue inclinazioni,alle sue fantasie.

Infine,è il diritto,per ognuno,d'influire sull' amministrazione del Governo,sia con la nomina dei funzionari,tutti o alcuni,sia a mezzo di rimostranze,petizioni,richieste,che l'autorità è più o meno obbligata a prendere in considerazione..."

(Benjamin Constant,La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni,Einaudi,To,2001,p.6)

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